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Diritto Internazionale

Il documento analizza le debolezze e le incoerenze del diritto internazionale classico, evidenziando come le relazioni diplomatiche tra Stati siano spesso più influenti delle norme giuridiche. Si discute l'evoluzione del diritto internazionale verso modelli più universalistici e la necessità di una governance globale, pur riconoscendo i rischi associati a tale approccio. Infine, si sottolinea l'importanza di applicare le norme internazionali in modo coerente, soprattutto in contesti di conflitto, per garantire la protezione delle popolazioni civili.

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Il documento analizza le debolezze e le incoerenze del diritto internazionale classico, evidenziando come le relazioni diplomatiche tra Stati siano spesso più influenti delle norme giuridiche. Si discute l'evoluzione del diritto internazionale verso modelli più universalistici e la necessità di una governance globale, pur riconoscendo i rischi associati a tale approccio. Infine, si sottolinea l'importanza di applicare le norme internazionali in modo coerente, soprattutto in contesti di conflitto, per garantire la protezione delle popolazioni civili.

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Diritto Internazionale 7/12

Sulla base delle riflessioni politiche e giuridiche della scorsa lezione abbiamo riscontrato la presenza di un
diritto internazionale classico che pur essendo evoluto, ha tante debolezze che lo rendono inefficace.
In tante situazioni di tipo bellico (ad esempio la Libia, ciò che è successo in Siria, le relazioni fra l’Unione
Europea e la Turchia relativamente alla gestione delle migrazioni) il diritto internazionale ha mostrato non
tanto la sua fragilità, quanto la sua incoerenza e quanto ancora la diplomazia e le relazioni fra Stati sono
determinanti rispetto alle norme giuridiche stesse, ovvero, come alcune norme non sono ancora tanto
consolidate da gestire delle situazioni complesse.
Per volontà? Perché ancora non si è creato un comportamento che sia conforme alla volontà di tutti gli
Stati? Consuetudine? Non lo sappiamo. Non lo possiamo sapere oggi, possiamo solo aspettare l’evoluzione.

Il diritto interno degli Stati ogni 5 o 6 anni, a seconda delle elezioni, assume un certo orientameto e delle
norme e misure interne atte a gestire lo stato attraverso i 3 poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario). Il
diritto internazionale, invece, ha dei tempi molto più lunghi. A volte per adottare un trattato occorrono
anche 30 anni. Ciò avviene anche in materie importanti e intorno a materie in cui di solito la comunità
internazionale sembrerebbe pacifica e d’accordo.

Abbiamo assistito ad un doppio processo, uno che ha visto il passaggio dal modello tradizionale, detto
anche Groziano (di Ugo Grozio). Ugo Grozio viene definito il padre del diritto internazionale. Un altro
importanissimo internazionalista che opera poco prima di Ugo Grozio e a cavallo dello stesso periodo di
Ugo Grozio è Alberico Gentili che nasce a San Ginesio, nelle Marche. Egli aveva detto molte cose importanti
partendo da quello che era nel 600 l’origine di tutte le guerre: le guerre di religione. Le guerre di religione
vedevano le comunità e le minoranze religiose schiacciate e perseguitate per il solo fatto di appartenere ad
un orientamento religioso. Questo era uno degli elementi sotto gli occhi di tutti. Gentili e successivamente
Grozio, si può dire che partono dai diritti umani (di cui si comincia a parlare in questo periodo con il
giusnaturalismo) relativamente alle comunità e alle minoranze religiose, ma soprattutto guardando alla
tutela di queste comunità, ma anche a come queste guerre di religione diventavano l’origine di conflitti fra
Stati. Iniziano, quindi, con l’elaborazione di un diritto internazionale basato soprattutto sulla diplomazia e
sull’elaborazione di norme consuetudinarie che riguardavano il diritto bellico.

Il diritto internazionale tradizionale (classico) nasce soprattutto per regolare il rapporto e la coesistenza fra
gli Stati, non per tutelare soggetti particolarmente vulnerabili o l’ambiente (se non nel caso
dell’inquinamento, ma sempre nella logica della coesistenza fra Stati, non nella logica della tutela
ambientale). Alla base di tutto questo ci sono delle regole di coesistenza basate sul garantire agli Stati di
poter agire sulla base dei propri interessi. Quindi nulla di tutto ciò di cui abbiamo già parlato riguardo a
questioni ambientali, quando abbiamo parlato del problema delle armi nucleari, del fatto che l’ambiente e
l’inquinamento ambientale non ha confini e che va ad inficiare non soltanto la vita degli individui, ma anche
i territori.

La prof racconta di aver visto la sera precedente (con il marito che si occupa di business and human rights
quindi dell’impatto delle imprese multinazionali sulla violazione dei diritti umani soprattutto nel settore
agro-alimentare) un documentario sull’uso dei pesticidi nell’America latina che ha impattato le comunità di
contadini che ne fanno uso perché costretti dalle multinazionali. Inoltre, entrando nel terreno, questi
pesticidi inquinano e avvelenano le falde acquifere sottostanti impattando sulla salute di tutta la comunità
che vive su quel territorio.

Con il modello universalistico e kantiano, il passaggio non è sulla gestione dei propri interessi, cioè sul
diritto internazionale che cerca di rispondere alle esigenze degli interessi degli stati per evitare l’uso della
forza in qualsiasi modo essa si compia, in primo luogo attraverso la guerra. Il modello kantiano mira a
regolare, a costruire una comunità internazionale, quindi non la tutela degli interessi del singolo stato a fini
della pace comune, ma una comunità internazionale che si stringe intorno alla solidarietà internazionale.
Cioè il mio problema è anche il tuo problema e il tuo problema è anche il mio problema. Se io inquino
l’ambiente e si crea una violazione del diritto umano all’ambiente salubre, io non sto impattando soltanto
sul mio territorio, io sto creando un danno anche intergenerazionale, che travalica i confini dello stato.
Qualcuno parla anche di global governance per superare un sistema acefalo come quello internazionale. La
global governance è un organismo internazionale teorico che è l’evoluzione del modello kantiano e vede
nelle nazioni unite un organo legislativo mondiale, anche nella logica della revisione del consiglio di
sicurezza di cui abbiamo parlato nella scorsa lezione. Però, attualmente, noi ci fermiamo più su un modello
kantiano e in alcune materie possiamo dire che il diritto tradizionale ancora ha qualcosa da dire
esattamente come abbiamo visto alla fine dal dibattito fatto nella scorsa lezione. È vero che il diritto
internazionale si sta muovendo verso la costruzione di una società internazionale e transnazionale, che
superi i confini dello stato, però è anche vero che siamo molto lontani e che non c’è assolutamente la
volontà degli stati a creare una global governance. La prof dice che lei stessa sarebbe scettica di fronte ad
una global governance perché sarebbe un’amministrazione globale dove i particolarismi culturali
verrebbero schiacciati. Siamo sicuri che si creerebbe una comunità internazionale o alla fine ci ritroveremo
un’altra volta con le super potenze che dettano legge (imperialismo normativo) anche sugli stati che,
invece, grandi potenze mondiali non sono? I rischi sono troppo grandi.
Per chiudere il discorso intorno alla fondamentale domanda che abbiamo fatto che è trasversale a tutto il
programma: Ma allora il diritto internazionale serve o non serve? È utile o no? È una chimera o no? Il
diritto internazionale nella sua evoluzione ci ha fatto conoscere dei momenti di grande splendore e
soprattutto dei momenti di imperialismo normativo, non delle super potenze, ma proprio dell’importanza
della solidarietà transnazionale e questo soprattutto nel settore dei diritti umani. In altri settori, invece, che
sono quelli più propri legati ai casi di guerre interne o internazionali che siano, il modello tradizionale è
come se ci avesse fatto fare un rapido percorso inverso, cioè ci ha portato nel passato.

Noi nel diritto umanitario andremo a vedere che ci sono delle norme che già nascono nel seicento e poi si
rafforzano nel 900 grazie le convenzioni di Ginevra ecc, che sono già di loro utili a gestire i conflitti,
soprattutto a tutelare le popolazioni e le risorse naturali. Il problema qual è, e nel comportamento degli
Stati, non nelle norme internazionali, perché le norme internazionali prevedono che le popolazioni civili,
quelle che sono le strutture atte a tutelare la popolazione civile ma anche militare come le postazioni della
Croce Rossa e quindi in caso di assenza o a supporto degli ospedali, anche la possibilità di seguire il diritto
all’istruzione, tutto questo non viene rispettato dagli Stati anzi viene per assurdo chiamato dagli Stati
incidente di percorso.
Vedere morire la popolazione civile non può essere chiamato incidente di percorso.
Però il problema qual è, lo strumento gli strumenti che noi abbiamo per l’accertamento coercitivo del
diritto che invece diventa fragile. Non solo , ma anche un sistema della sicurezza internazionale che fa
acqua da tutte le parti. Quindi è la il problema. È la che il diritto internazionale deve evolvere se vuole
trasformarsi in quello che può essere chiamato modello universalistico, senza necessariamente avere una
global governance che può essere un grave pericolo. Se noi oggi abbiamo le norme di diritto internazionale
che sono impattanti già di loro sulla sovranità dello stato, pensiamo ai diritti umani, al settore economico, al
settore internazionale dei diritti umani e dell’economia , a quello che rappresenta il nocciolo
quell’ordinamento come insieme di norme che regolano un determinato settore.
Noi per comodità diciamo diritto internazionale dell’economia, cioè quelle norme che si occupano del
settore economico e finanziario.
Quelle norme poi trasposta negli ordinamenti interni attraverso il processo di adattamento del diritto
interno nel diritto internazionale, ovvero la lunetta, si vedono costretti da norme che vengono dall’alto
anche se sono sempre gli Stati che decidono di adattare il proprio ordinamento interno al diritto
internazionale, il diritto internazionale non impone nulla, impone solo se lo Stato dice ok o con una ratifica
di trattato oppure con un comportamento. Perché se io non sono d’accordo con con la consuetudine mi
comporto in maniera diversa e possa imporre le mie decisioni internazionali, però posso anche dare avvio a
un cambiamento come ad esempio la norma consuetudinaria che se più Stati sono d’accordo con il nuovo
comportamento, una norma consuetudinaria vai in desuetudine e se ne forma un’altra perché quel nuovo
comportamento è ritenuto psicologicamente meritevole rispetto al precedente.
Però tutta questa porzione normativa di diritto internazionale, benché dal punto di vista soprattutto
dell’ingerenza nelle situazioni di conflitto che poi sono quelle che ci fanno più male perché assistiamo alla
morte dei civili, alla guerra, noi non siamo abituati alla guerra.
Noi non siamo abituati nemmeno livello etico a quelli che sono gli orrori della guerra. Ecco perché il diritto
internazionale adesso potrebbe evolvere a meno che però gli interessi economici e quindi gli equilibri
geopolitici proprio a seguito di quello che sta accadendo, in Russia e Ucraina, i rapporti che si stanno
creando come schieramenti con la Cina, sempre con superpotenze.
Nessuno degli stati si è espresso però le superpotenze si sono espresse, allora vuol dire che siamo ancora
per una parte del diritto internazionale, in un percorso interdetto, in cui alcuni settori sono
schiacciatamente kantiani, per cui col modello universalistico ecc ecc. e settori in cui sono ancora col
modello tradizionale quindi sopratutto per quanto riguarda gli aspetti riguardanti i conflitti e quindi qual è il
vero problema, il vero problema è l’ingerenza nel territorio di un altro stato, Di uno stato che non
appartiene al conflitto che va a interferire sul territorio di altri Stati che sono in quel momento in uno stato
di guerra.
Il diritto internazionale si disinteressa di quelli che sono gli interessi propri di uno Stato, vuoi fare la guerra
sul tuo territorio ? Va bene però non devi nuocere alla vita delle persone.
Non si può dire che il diritto internazionale sia fallimentare o che non serva , no, vanno applicate le norme e
vanno applicate superando soprattutto quelli che sono i giochi di forza tra le potenze mondiali.

Questo serve per farvi capire perché il diritto internazionale a volte ci sembra incoerente e fallace. Ci sono
purtroppo delle sacche del diritto internazionale che si richiamano involontariamente a un modello
tradizionale , perché sul piano internazionale non si sono formate ancora delle norme consuetudinarie che
impongano determinati comportamenti inderogabili , vincolanti per tutti gli stati della comunità
internazionale in determinate circostanze . Per esempio lo incontreremo nella parte speciale , esiste una
norma che non si è ancora formata , cioè che non è una vera e propria norma consuetudinaria . Questa
norma è la responsabilità dei diritti protetti . La norma della responsabilità dei diritti protetto si sta
formando ancora sul piano internazionale , per questo motivo quando viene applicata , viene applicata in
modo incoerente ( ciò è quello che è successo durante il conflitto bellico di Libia ).
Questa norma prevede di stare all’ interno della comunità internazionale ,intervenendo a protezione della
popolazione civile in caso di conflitto sia interno che internazionale , in genere su autorizzazione del
consiglio di sicurezza . Perché si si sceglie di proteggere una popolazione rispetto ad un’ altra ?Si sceglie di
proteggere una popolazione rispetto ad un'altro perché cambiano gli interessi , che possono essere di
natura diplomatica , politica oppure si sceglie di proteggere una popolazione rispetto ad un’ altra , perché si
ha paura di andare a intervenire sul territorio di uno stato dal quale si ottengono delle ripercussioni di
natura politica o economica. Di fronte a questa norma che non si è ancora formata , gli Stati non si
comportano tutti allo stesso modo .Gli elementi costitutivi di questa norma non sono ancora definiti da
comportamenti costanti e coerenti nel tempo , per questo motivo la norma non può essere
consuetudinaria e applicabile a tutti gli stati della comunità internazionale. Le norme di diritto
internazionale si muovono su due modelli , il primo più classico che cerca di tutelare il dominio riservato
dello Stato , ovvero la sovranità dello stato . Ma la globalizzazione, le relazioni tra gli stati non rispettano
più il tempo in cui siamo, siamo in un’altra era. Quindi oltre al modello governance , ci sono tanti modelli
anche quello del diritto amministrativo globale, ci sono varie teorie sul diritto internazionale ma noi ci
dobbiamo soffermare su quello che ci serve. Poi ci sono altri come il modello kantiano che ci porta a
pensare a un modello con un impianto governativo. Escludendo tutti i diversi modelli, questi sono quelli che
in qualche modo come la luna che a volte si illumina un alto a volte un altro. Questo ci fa continuare a dire
che il diritto internazionale è innovativo, il cambio continuo sulle facce della luna.
Ora 10 minuti di chiacchiera su quello che vedremo la prossima volta. Abbiamo già parlato dei soggetti però
ci sono una serie di cose che aprono una serie di sotto argomenti che non abbiamo affrontato in merito.
Domani peer tutti i soggetti di diritto internazionale vorrei fare un’unica lezione e nella quale approfondire
gli aspetti che non abbiamo toccato. Vi faccio delle slide che sono sintetiche ma sul teams vi lascio le slide
complessive perché quelle vi accompagnano. Noi abbiamo fatto dei ragionamenti che mettono insieme tutti
gli argomenti però quando andate a studiare, studiate per capitoli allora vi do le parti che non abbiamo
fatto insieme così che voi ve lo ritrovate.

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