Ponti ad arco
Ponti ad arco
arco. Questo schema statico consente di trasferire parte del suo peso e dei suoi
carichi (come persone, auto o treni) in forze orizzontali, contrastate dai piedi di
entrambe le sponde.
Può essere realizzato in legno strutturale, come si è fatto fin dagli albori della
civiltà per ponti di breve sviluppo, oppure muratura, calcestruzzo armato o
acciaio; su ponti di grandi dimensioni l'unica alternativa praticabile è l'uso di
travi metalliche.
Lo sviluppo dell'arco può essere circolare (arco di cerchio) o può seguire un'altra
conica, quale ad esempio una parabola.
Ponte luna
Porta Rosa a Elea, viadotto ad arco con chiave di volta del IV secolo a.C.
Il ponte ad arco è uno dei tipi di ponte più semplici, per cui era già noto in
epoca antica. Il più antico esempio di ponte ad arco giunto ai giorni nostri è il
ponte miceneo di Kazarma, databile al 1300 a.C. e tuttora parzialmente utilizzato.
I ponti ad arco, con la tecnica della chiave di volta, erano usati anche dai greci
italioti, come attestato dalla cosiddetta Porta Rosa di Elea, che ne trasmisero
l'uso agli Etruschi, ma hanno ottenuto grande diffusione nell'architettura di epoca
romana, quando le migliorate tecniche di muratura cominciarono a consentire di
realizzare ponti e acquedotti con campate lunghe alcuni metri.
I ponti romani erano principalmente a sagoma circolare, e non erano rari esempi di
ponti composti da più arcate o addirittura da più ordini di arcate disposti su
livelli multipli. I ponti in muratura romani erano molto solidi, caratterizzati da
una struttura pesante, compatta e adatta a resistere alle piene e al tempo: ad oggi
esistono ancora almeno 330 ponti di epoca romana in pietra, 34 in legno e 54
acquedotti, alcuni dei quali tuttora usati.[4] Un esempio di ponte romano ancora in
uso è il Ponte dei Quattro Capi a Roma, risalente al 62 a.C.
Medioevo
Nel medioevo l'evoluzione delle metodologie costruttive permise di accrescere le
potenzialità della tecnica del ponte ad arco. I ponti divennero più sottili e
leggeri, guadagnando però in lunghezza utile della campata.
La rivoluzione industriale
La fine del XVIII secolo e l'inizio della diffusione dei processi di produzione
industriale portò grande fermento nell'ambiente ingegneristico. Sin dalla seconda
metà del diciottesimo secolo era opinione diffusa tra gli ingegneri che, grazie
alle nuove tecniche di lavorazione dell'acciaio, sarebbe stato possibile costruire
un ponte a campata unica lunga più di cento metri.
Tra il 1775 e il 1779 venne costruito l'Iron Bridge a Coalbrookdale, il primo ponte
ad arco metallico, in ghisa: la struttura, con un arco di 30 metri, fu la prima
struttura interamente metallica mai realizzata, ed è considerato uno dei simboli
storici della rivoluzione industriale.
Nel 1796 fu realizzato da Rowland Burton e Thomas Wilson un ponte sul fiume Wear
con luce di 72 metri, seguito dieci anni dopo dal Ponte di Austerlitz di Corneille
Lamandé a Parigi, entrambi ispirati dal lavoro di De Montpetit.
I ponti ferroviari
Gli Archi della Marina, lungo ponte ad arco in pietra, del 1869.
Il principale motore per lo sviluppo della tecnica del ponte ad arco metallico fu
l'introduzione della ferrovia: servivano ponti in grado di sopportare le tonnellate
di peso delle locomotive, di non deformarsi al passaggio delle carrozze, capaci di
coprire distanze di alcune centinaia di metri e sufficientemente efficienti da
poter essere realizzati ovunque necessario in tempi rapidi e a costi contenuti.
Mentre i ponti i muratura erano inadatti per natura alle lunghe distanze, ed erano
molto costosi in termini di materiali, i ponti sospesi sperimentati a metà del XIX
secolo si erano dimostrati in alcuni casi fragili e pericolosi, giustificando un
diffuso scetticismo sul loro utilizzo. Inoltre, la flessibilità dei ponti sospesi
di tipo stradale era incompatibile con le necessità del traffico ferroviario.
A Telford si deve anche l'innovativo progetto del ponte sospeso sul Menai, del 1810
e lungo 152 metri, caratterizzato dall'uso di spalle di rinforzo su cui si
ancoravano i tiranti che sostenevano la campata. Il ponte rimase allo stadio di
progetto e non fu mai realizzato, e al suo posto nel 1850 venne realizzato il
Britannia Bridge, un ponte tubolare interamente in travi metalliche chiodate.
La tecnica della trave metallica fu portata anche sui ponti ad arco, abbandonando
la tecnica dei conci: con travi e chiodi vennero realizzati ponti ad arco di media
lunghezza, alcuni anche da ingegneri celebri come Isambard Kingdom Brunel o
Stephenson; le lunghe distanze però, grazie al Britannia e ad altre opere
innovative come il ponte di Dirshau divennero sinonimo di ponte tubolare a travata
reticolare.
Nel 1889 a Paderno d'Adda venne inaugurato il Ponte San Michele, considerato un
capolavoro con i suoi 266 metri di lunghezza totale complessiva, ma con una campata
centrale principale di ben 150 metri di luce.
Era moderna
Nel XX secolo i ponti ad arco sono rimasti in uso, anche se le nuove tecnologie
hanno messo a disposizione molte nuove tecniche e soluzioni costruttive.