Intelligenza artificiale

Apple Intelligence per ora è la solita AI

Cupertino è ansiosa di dimostrare che il suo approccio all'intelligenza artificiale è più sicuro, efficace ed utile della concorrenza. Le funzioni presentate finora però non sembrano (ancora) rivoluzionarie
Worldwide developers conference 2024 Apple
La Worldwide developers conference 2024 di AppleApple

Mentre aziende come Google, Microsoft, Amazon e altre ancora parlavano apertamente dei loro sforzi nel campo dell'intelligenza artificiale, per anni Apple è rimasta in silenzio.

A un certo punto, finalmente, anche i dirigenti della società hanno iniziato a esprimersi sul tema. Un giorno ho avuto modo di esserne testimone in prima persona, e in anteprima. Desiderosi di smentire l'impressione che il più innovativo dei giganti tecnologici fosse in ritardo in un momento tecnologico così vitale, il capo del software Craig Federighi, lo zar dei servizi Eddie Cue e i ricercatori più importanti di Cupertino hanno spiegato che in realtà Apple era un leader nell'AI da anni, ma semplicemente non lo stava sbandierando. L'apprendimento automatico avanzato era già presente in alcuni dei prodotti dell'azienda e dovevamo aspettarci ancora di più, tra cui nuovi progressi di Siri. E dal momento che Apple tiene alla sicurezza dei dati più dei concorrenti, i suoi sforzi nel settore dell'intelligenza artificiale si sarebbero distinti per i rigorosi standard di privacy.

Quando ho chiesto quante persone lavorassero sull'AI ad Apple, la risposta di Federighi è stata: "Molte". Un altro dirigente ha sottolineato che nonostante la tecnologia possa essere trasformativa, Apple non voleva avere nulla a che fare con gli aspetti più appariscenti che entusiasmavano alcuni nel settore, tra cui la ricerca della superintelligenza.

Questa conversazione è avvenuta otto anni fa, quando l'AI e deep learning erano la tecnologie del momento. Un anno dopo, un'innovazione rivoluzionaria chiamata transformer ha generato una nuova ondata di software intelligenti, ribattezzati AI generativa, che avrebbero poi alimentato l'innovativo ChatGPT di OpenAI. In un attimo, le persone hanno iniziato a giudicare le aziende tech in base all'aggressività con cui si lanciavano sulla tendenza. I rivali di OpenAI si sono mossi rapidamente. Apple, non altrettanto. Molti dei migliori scienziati di intelligenza artificiale a Cupertino erano al lavoro sulle auto a guida autonoma o sul costoso visore per la realtà mista dell'azienda, ilVision Pro. Nell'ultimo anno circa, però, Apple ha richiamato i suoi talenti da questi progetti (l'Apple Car è stata addirittura abbandonata) per elaborare una propria strategia sull'intelligenza artificiale. Recentemente, in occasione della Worldwide developers conference (Wwdc), l'azienda ha finalmente rivelato le sue intenzioni.

Lo sbarco di Apple nel mondo dell'AI

In modo insolito per un evento del genere, gli annunci alla conferenza non hanno riguardato più di tanto i prodotti, quanto invece la discesa in campo di Apple nell'arena della genAI. Cupertino, insomma, ha voluto dire al mondo ci siamo anche noi. "Era chiaro che le persone volessero conoscere il nostro punto di vista sull’AI generativa", ha spiegato l'amministratore delegato Tim Cook un'intervista dopo il keynote della Wwdc.

Ma proprio come nel 2016, Apple ha voluto mettere le mani avanti: l'azienda sta abbracciando l'AI generativa, ma lo farà in pieno stile Apple. Il colosso si è rifiutato di ribattezzare la sua tecnologia “intelligenza artificiale”, coniando invece l'espressione Apple Intelligence, un nome apparentemente inventato allo scopo di discostarsi dagli aspetti spaventosi di questa potente ondata tecnologica. Apple insomma non è interessata a inseguire la singolarità o a dare vita al film Her: sta usando il nuovo strumento per migliorare la produttività e la creatività. E proprio come accaduto in passato con le innovazioni che incutevano timore, l'applelizzazione dell'AI ci aiuterà a farci digerire la tecnologia.

L'approccio è sicuramente tempestivo. L'era dell'AI generativa è iniziata con il lancio di ChatGPT nel novembre 2022. Abbiamo passato tutto il 2023 a cercare di assimilare il significato di questa tecnologia e ora molte persone stanno sperimentando un moto di rigetto, allontanati dalle allucinazioni dell'AI e arrabbiati per la prospettiva di perdere il lavoro. La maggior parte delle persone poi non ha ancora capito cosa l'intelligenza artificiale possa fare per loro. Nel 2024 le aziende intelligenti si sono concentrate su come questa tecnologia sbalorditiva possa essere effettivamente utilizzata in contesti concreti. "AI per il resto di noi", ha proclamato Apple (l'unica volta che le due lettere sono state usate nel keynote), invocando consapevolmente lo slogan originale del Macintosh. Presumibilmente, Apple diffonderà l'AI alle masse nello stesso modo in cui ha disseminato l'interfaccia grafica con il Mac.

Cos'è Apple Intelligence

In contrasto con questa grande ambizione, i prodotti presentati da Apple durante il keynote non sono stati esattamente rivoluzionari. Molte delle dimostrazioni vertevano su funzioni come il riassunto, la trascrizione, il completamento automatico delle email, l'organizzazione della posta in arrivo, la scrittura di paragrafi a partire da prompt e l'eliminazione degli elementi indesiderati dalle foto. Per l'era della GenAI, si tratta di capacità di base. Come sempre, la proposta di Apple si basa sul fatto che questi progressi saranno integrati in modo organico nel nostro normale flusso di lavoro, in modo che l'utente possa effettivamente sfruttare queste funzioni e ne rimanga entusiasta.

Va detto che l'azienda ha anche presentato alcune novità interessanti per questi prodotti. L'app Foto promette una ricerca più approfondita, utilizzando l'intelligenza artificiale per capire cosa raffigura un'immagina e chi c'è dentro, in modo da trovare scatti specifici a partire da indicazioni vaghe. Nelle risposte alle email generate automaticamente, Apple potrebbe porre all'utente una semplice domanda, alla quale si può rispondere con un solo clic – per esempio “Vuoi davvero incontrare questa persona e quando?” – per poi dare una risposta che rifletta le sue intenzioni. Dal momento che gli utenti dell'ecosistema Apple dispongono di una grande quantità di informazioni personali sui loro dispositivi, l'intelligenza artificiale della società potrà inoltre utilizzare questi dati per fornire risultati pertinenti, mantenendo i dettagli a bordo dei device e proteggendo così la privacy (Apple riporta anche che utilizzerà investigatori esterni per verificare che i dati siano effettivamente sicuri). Su questo punto, Federighi ha parlato di “un'intelligenza che ti capisce”.

SuperSiri

L'annuncio più interessante di Apple ha riguardato però il suo assistente AI, Siri, che sembra ormai un pezzo d'antiquariato nell'era dell'intelligenza artificiale generativa. Il gigante ha promesso che in futuro – forse nel 2025 – Siri non solo sarà in grado di conversare meglio, ma diventerà anche un assistente personale estremamente potente, capace di portare a termine richieste complesse che coinvolgono più app. Ironia della sorte, questa era la visione del team originale di Siri nel 2011, che venne però respinta da Steve Jobs in virtù della ricerca della semplicità e perché la tecnologia non era ancora pronta. "Questo è l'esatto anello mancante del Siri originale", dice Dag Kittlaus, che era a capo del team di Siri quando Apple ha lanciato il prodotto. Kittlaus e alcuni dei suoi colleghi hanno poi tentato di realizzare la visione con una startup chiamata Viv, che ora vive come prodotto Samsung (Bixby). Ma affinché un sistema complesso come questo funzioni, è indispensabile la partecipazione di una massa critica di sviluppatori, e il programma della Wwdc comprendeva non a caso sessioni per spiegare agli sviluppatori come integrare le loro app con Siri.

L'intelligenza di Apple potrebbe insomma rivelarsi una forza dirompente e spaventosa, nonostante sia confezionata per apparire innocua. Se il colosso riuscirà a realizzare la sua visione di Siri – un sistema in cui un singolo comando potrebbe consentire a un computer di svolgere compiti che richiederebbero altrimenti ore o giorni – potrebbe trovarsi a fari i conti con una valanga di conseguenze indesiderate. Anche conoscendo le vostre preferenze, come prenderà le sue decisioni Siri? Quando prenoterà un volo per voi sceglierà un posto casuale perché ha capito che siete parsimoniosi, anche se paghereste volentieri un sovrapprezzo per sedervi dove volete? Quando gli chiederete di aggiornarvi sulle ultime notizie, la sua selezione si adatterà ai vostri pregiudizi? A prescindere da come Apple la voglia chiamare, l'intelligenza artificiale cambierà il nostro modo di fare le cose. E alla Wwdc, l'azienda ha promesso che farà parte di questa trasformazione.

Questo articolo è tratto dalla newsletter Plaintext di Steven Levy su Wired US.